Alle ore dieci della mattina s’intese un’altra terribile scossa, che durò alcuni minuti, e fu accompagnata da frequenti tuoni sotterranei. Il giorno 15 si sperava da ognuno sereno, attesochè nella precedente sera erano in qualche modo cessate le scosse; ma avvenne al contrario, l’aria restò ottenebrata, le burrasche continuarono, ed allo spuntare del sole replicarono i tuoni sotterranei, e le scosse, che nello spazio di 24 ore arrivarono al numero di 25. La continuità e l’ostinatezza di questo spaventevole avvenimento fece decidere gran parte degli abitanti a farsi delle capanne fuori le porte, che ascesero al numero di 300. Il giorno 16 spaventò soffiando lo stesso vento libeccio colle stesse burrasche e cogli stessi segni: finita la burrasca vi furono delle sensibili scosse, che arrivarono al numero di 12. La sera si serenò l’aere, il vento calmò, ed il mare si ritirò alla distanza di 30 canne dalla ripa. Questo fenomeno durò sino all’indomani, in cui spirando il solito libeccio, vi furono delle burrasche, tuoni sotterranei e scosse, le quali arrivarono fino a cinque. La notte passò piuttosto serena, e senza timore; ma spuntando il fatal giorno 18 le burrasche, i venti, i tuoni e le scosse s’avanzarono a segno, che tutto il popolo corse atterrito e piangente alla chiesa della sua protettrice Maria; cosicchè la detta chiesa era insufficiente a capire quell’immensa folla. In quel punto replicò un’altra scossa così violenta che la detta chiesa sembrò di voler lasciar sepolta sotto le sue rovine tutta quella gente che vi si era rifugiata.
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Maria
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