“Rimasti estinti i Vardarelli in armi, i loro compagni superstiti si riconcentrarono nel bosco di Santa Maria in Capitanata. Questo primo loro movimento indicò i pericolosi sentimenti ond’erano animati: ben presto i primi sospetti si convertirono in certezza: la loro presenza in quelle foreste cominciò ad esser grave alle popolazioni vicine, e dopo i loro andamenti annunziarono senza alcun velo il ritorno a’ principii, ai quali se aveano per qualche tempo mostrato un’ingannevole avversione, non aveano mai interamente rinunziato. In questo stato di cose parecchie disposizioni per essi emesse, fecero conoscere vicina a scoppiare la loro manifesta resistenza: confermarono questa previdenza le voci costanti di segrete intelligenze, per mezzo delle quali chiedeano rinnovare o formare alleanza con altre bande, e precisamente con quelle di Cellitti, e di Ascenso di Chenti.
“Pare che il governo, il quale ne seguiva i movimenti, fosse pienamente istrutto de’ loro colpevoli disegni; poichè furon date disposizioni proprie a guarentire la loro sicurezza ove fossero al dovere ritornati, ed a prevenire qualunque attentato ove persistessero nelle vie del delitto. Tutto temer si doveva da uomini coi quali nulla avea potuto, perfino la promessa inviolabile con cui S.M. avea ultimamente confermata l’amnistia loro accordata pei misfatti anteriori all’avvenimento di Urceri.
“Il signor tenente generale Amato comandante della terza divisione militare nulla avea obliato, e per eseguire alla lettera il sovrano rescritto di amnistia, e per ottenere che quei traviati fossero ritornati nell’ordine, egli avea chiamata l’intera squadriglia a Cerignola; il 28 aprile si presentò essa invece a Foggia.
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