Alle quattro pomeridiane circa di quel giorno Domenico Premurano, il quale era succeduto nel comando al maggiore de’ Vardarelli, entrò in Foggia accompagnato dall’armigero Michelangelo Guerriero; recatosi al generale della divisione, ebbe ordine di disporsi a ricevere il signor colonnello Sivo del reggimento Borbone cavalleria, il quale era incaricato di passare tutti gli armigeri a rassegna, onde conoscere chi volesse ritirarsi in seno della famiglia, e chi desiderasse proseguire a servire. Questa disposizione era in conseguenza degli ordini del re, ed assicurava semprepiù a tutti gli armigeri il beneficio della sovrana clemenza.
“La mattina del giorno seguente la squadriglia entrò in Foggia: era composta di trentuno uomini a cavallo compiutamente armati. Al momento il signor colonnello Sivo si recò sul luogo, e cominciò la rassegna. Chi fosse stato ivi presente, avrebbe di leggieri letto sul volto di quegli sciaurati i tristi segreti che agitavano nell’animo. Quest’osservazione non sfuggì alla sagacità del sig. colonnello Sivo; malgrado ciò cominciò egli la rassegna. Alle dimande dirette a diversi individui ottenne egli generali negative dettate col linguaggio dell’audacia. Giusta le istruzioni ricevute, il colonnello intimò loro di doversi recare in Lucera, giacchè eransi ricusati d’andare in stazione in Cerignola: tutti di unanime accordo negaronsi ad obbedire: successero al rifiuto insulti e minacce.
“Era stato in quel giorno condotto a morte reo di gravissimi delitti, e ritornava in quell’istante distaccamento di cavalleria, che avea assistito all’esecuzione della sentenza.
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