“Considerando che i dazii d’importazione essendo regii non possono appartenere ad alcun comune, se non per sovrana speziale largizione, la quale manca nel caso presente.
      “Sulla proposizione del nostro ministro segretario di stato delle finanze
      “Abbiamo risoluto di decretare, e decretiamo quanto segue:
      “Art. 1. Le gabelle civiche ch’esistono in Messina per conto della comune sui tabacchi, salumi, salami, caci ec. sì esteri che nazionali, che si destinano per il consumo di città, sono sempre state e sono gabelle di consumazione.
      “Art. 2. Il nuovo imposto dell’un per cento, che oltre delle dette gabelle esigeasi altresì sugli enunciati generi qualora provenivano dall’estero, era dazio d’immessione.
      “Art. 3. In conseguenza, giusta gli articoli 95 e 96 del nostro decreto de’ 23 marzo 1819, si dee intendere abolito il nuovo imposto dell’un per cento perchè dazio d’immissione, e non compresa nell’abolizione l’esazione delle civiche gabelle perchè dritti di consumo.
      “Art. 4. Il nostro Ministro segretario di stato delle finanze, e il Ministero presso il Luogotenente generale sono incaricati dell’esecuzione del presente decreto. – Napoli 6 marzo 1820. – Firmato Ferdinando.”
      (2650) Decreto dei 15 maggio 1820.
      (2651) Decreto dei 7 maggio 1820.
      (2652) Decreto del 27 aprile 1820.
      (2653) Giornale di Palermo del 1820, al n. 58.
      (2654) Tanto Church quanto il luogotenente Naselli stamparono in Napoli, nel medesimo anno 1820, la propria difesa. L’uno cercò all’altro di addebitare la causa dei disordini avvenuti in Palermo.