Molti han tenuto fissamente in mira quell'eterno lume della giustizia impresso dalla mano Onnipotente in ogni secolo ne' cuori umani, perfezionato indi dalla filosofia, e dalla culta ragione, corroborato infine da' dogmi della vera rivelazione. In questo lume gli uomini tutti(1) eguali tra loro, tutti fratelli, tutti congiunti dal vincolo della universal società(2), tutti in fine avendo un egual dritto alla propria conservazione, ed alla propria felicità (giacchè questa è la definizione giusta di quella voce egualità) non solo han dritto a non esser da veruno offesi, ma esiggono amore, beneficenza, ajuto da' loro simili. Legalmente si presumono sempre buoni(3), innocenti, disposti a rendere reciprocamente tanta giustizia, quanta ne ricevono, e chiunque la rende loro trova la speme d'una ricompensa o nel consuolo della propria coscienza, o nella gratitudine altrui, o ne' premj eterni, ed invisibili, che la vera religione assicura ai virtuosi(4).
Altri Scrittori poi (che con rossore e con rammarico dirò esser i più vantati) hanno dati insegnamenti o consigli a' Principi sulla legale presunzione, che dicono ritrarsi costantemente da' fatti della storia d'ogni età,(5) d'esser tutti gli uomini cattivi, proclivi all'invidia, e alla maldicenza(6), avidi, e usurpatori dell'altrui(7), ingrati a' benefizj,(8) memori finanche delle offese fatte, (9) non che delle ricevute,(10) pronti a sopraffare i creduli(11), a profittare su' semplici, machinanti sempre il danno de' deboli,(12) e degli scioperati(13). Ad immensa distanza di conseguenze di massime da adottarsi conducono, come ognun vede, queste due così contrarie prevenzioni sul naturale istinto, e carattere della spezie umana.
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