Pure egli è avvenuto, che in quasi tutti gli scritti, anche degli uomini di maggiore ingegno e più virtuosi, trovinsi intarsiate sentenze, e dottrine, che or dall'una, or dall'altra opposta ipotesi derivano: e tra tanta confusione, e contrasto di sentimenti spesso il dritto è restato messo in dubbio, ed ottenebrato dalla politica maliziosa; spesso si è veduta questa arrogarsi a' suoi consigli quella lode di convenevoli, saggi, e giusti, che solo dovea concedersi a' dettami della ragione, e della illibata morale.
Ad evitare io adunque e l'incertezza nelle opinioni, ed il mescolamento, e la contradizione nelle dottrine, in cui ad ogni passo inciamperei in questa parte di Dritto Publico, che ho impresa a trattare, divido quest'opera in due parti. Dirò nella prima de' doveri de' Sovrani neutrali secondo i principj della pura morale, e del giusto, che sono i soli dal mio cuore, e dalla mia mente adottati. Nella seconda indicherò le massime di quella politica mondana, che col nome di Ragion di Stato si è tentata render tolerabile ai popoli, e gradita a' Sovrani: massime, le quali quantunque repugnino al mio animo, io non avrei potuto in silenzio trapassare senza parere a moltissimi di non aver compiutamente discorso sul soggetto da me intrapreso, anzi a non pochi sarebbe forse parso, che io non ne avessi punto adequatamente, ed a proposito ragionato.
Lo stile negletto, e poco ornato in cui scrivo, può alla gravità della materia, che non lo esigge, esser perdonato. La brevità è consequenza del limitato tempo concessomi.
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