Il poco, e scarso ornamento di erudizioni, e di citazioni (ornamento in cui molti si abbagliano) provviene dalla mancanza del tempo, e de' libri in cui sono. Ma io metterò ogni mio studio a ragionar dritto, nè d'altro mi curerò.
Certamente niuna cosa mi ha fatto sempre tanto maravigliare, e niuna mi pare più atta a discreditare questo nobilissimo, ed utilissimo studio del Dritto Naturale, quanto il vedere l'incertezza de' più gravi, e celebri maestri a definire da quali luoghi di ragioni, e da qual fonte derivasse la forza delle pruove di esso, talvolta ripetendola dal lume della ragione, e dalla voce dell'interna coscienza, tal volta o dal consenso de' popoli, e delle nazioni, o dall'autorità de' filosofi, de' giureconsulti, e de' più eloquenti scrittori in verso ed in prosa, talvolta dalla storia, talvolta da' codici delle leggi e da' trattati, e convenzioni de' popoli, talun altra dalle Divine Scritture. Finanche i Rabini (oh vergogna!) sono stati messi in contribuzione a fornir argomenti, e pruove al Dritto Naturale: tanta è stata la smania di ostentar erudizione recondita, e ricercata. A me pare chiarissimo non esser la scienza del Dritto altro, che una geometrica meditazione delle verità, che si deducono da alcuni principj, o vogliam dire assiomi, subitocchè siansi questi ammessi, e conceduti. Nè ad alcuno faccia stupore, che da picciolissimo numero di principj possano dedursi in così copioso numero le verità, e le risoluzioni de' problemi, giacchè ad ogni geometra è ben noto, che tutte le verità pressocchè innumerabili, che, per ragion d'esempio, si dimostrano del triangolo, tutte da una sola verità, anzi dalla sola definizion del triangolo infallantemente, e con forzosa concatenazione derivano.
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