[Definiz. V]Chiamo neutralità lo stato di quel Principe, il quale ritrovandosi in stato di quiete, d'amicizia, o di alleanza con altri Principi, che erano in pace tra loro, continua a rimanere nello stesso stato verso di essi, ancorchè sia nata o rottura, o fuoco di guerra tra quelli.(22)
Dopo data questa definizione parrà superfluo a molti, che io aggiunga derivare da essa, che la neutralità si osserva, o si offenda co' fatti, e non co' soli pensieri. Pure sono costretto a dichiararlo, giacchè gl'illustri Coccej vi abbagliarono(23).
[Definiz. VI]L'essere stata finora pochissimo esaminata, e discussa la parte del Dritto, che riguarda i doveri dello stato neutrale fa, che mi manchino esempi di autori, che abbiano prima di me usata una distinzione di espressioni, e di parole importantissima, a creder mio, ad evitare l'equivoco, e l'incertezza del preciso dovere de' neutrali in molti casi. Perciò prima d'inoltrarmi nel discorso stimo conveniente il dar qui la spiegazione di queste espressioni, delle quali mi è stato forza essere in certo modo il primo introduttore.
Io priego i miei lettori ad avvertire, che un Principe neutrale tra due contendenti, certamente è obbligato ad essere rigorosamente uguale, ed imparziale verso ambedue; nè su questo saldo principio è caduta mai esitazione, o controversia. Ma l'imparzialità, ed egualità può mantenersi in due guise sommamente diverse tra loro, e che si traggono dietro grandissima varietà di conseguenze. Può una Potenza conservando la neutralità, o vogliam dire piuttosto l'egualità, lasciar, per esempio, aperti i suoi porti egualmente a' bastimenti de' sudditi delle nazioni in guerra tra loro, e può chiudergli, e negargli ad ambedue senza mancare nell'una determinazione, o nell'altra ch'ei faccia, all'egualità. Ma non hanno le lingue a me note varietà di parole, che precisamente esprimano questa grandissima differenza.
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