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      Secondo. Che ciò avviene ogni qualvolta i doveri dell'uomo verso se stesso contrastino tanto co' doveri verso i suoi simili, che non possano a patto veruno combinarsi, e siano per così dire in equilibrio contrapposti, che è, ciò che dicesi caso d'estrema necessità in ambedue. Terzo. Che se da sì fatto contrasto nasce pugna, e tenzone, sarà legitima, e non colpevole da amendue le parti. Quarto. Che l'evento favorevole per colui, che sarà superiore in forza o d'ingegno, o di muscoli nulla ha, che far col Dritto, nè dichiara ingiusta la pretensione del succombente: la rende soltanto infelice(35). Quinto. Che in ogni altro caso dove non siavi equilibrio di dritti, ragion vuole, che prevalga il dritto maggiore; nè perchè il dritto minore sia sostenuto da maggioranza di forze diventa migliore, ma riman sempre tanto quanto egli era. Sesto. Il dritto sta nel perfetto adempimento de' due doveri dell'uomo verso se, e verso gli altri. Si adempiono perfettamente allorchè in ciascun dato caso si combina o il maggior utile proprio col minor danno altrui, o il maggior bene degli altri col minor incomodo proprio. Settimo. Evvi una gradazione di approssimazione, ed un altra di slontanamento da questo punto; e da questa gradazione prendono i varj nomi le virtù, ed i vizj, e tutti gli atti morali. Ottavo. Son conseguenze di questa teoria generale de' doveri le leggi del dritto della guerra, delle quali quantunque dagli scrittori di Dritto Publico si sia lungamente ragionato, pure tanto discorso si ristringe tutto ad una sola teoria generale, che può esprimersi in brevissimi termini.


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527

   





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