Primo. Qualora si può con probabilità prevedere, che le forze sole dell'assalito bastino a respingere il nemico: essendo chiaro, che solo nel loro bisogno siam debitori di soccorso ai nostri amici, e non quando essi possano farne a meno, e dispensarcene.
Secondo. Quando la giustizia, o ingiustizia della guerra accesasi tra' due amici fosse tanto dubbiosa, oscura, e disputabile, che contro di niuno de' due si potesse dichiarar ingiusta. E certamente in questo caso niuno contrasterà, che non solo il Principe amico d'ambedue i contendenti possa restar neutrale, ma dico, che egli lo dovrebbe per giustizia, e diversamente operando mancherebbe al giusto, aumenterebbe senza causa i mali della spezie umana, opererebbe contro il sentimento della propria coscienza restata dubbiosa, e irresoluta, e si lascerebbe muover solo o da riguardi politici di quella ragion di Stato, della quale io qui non intendo ragionare, o da una parzialità d'inclinazione: inclinazione in questo caso biasimevole, e indoverosa.
All'infuori di questi due casi si potrebbe con Cicerone sostenere, che basti il vincolo della general società eterno, e sacro tra gli uomini tutti(45); basti il sentimento dell'amicizia, e della umanità ad obbligar in giustizia ogni Principe ad accorrere alla difesa dell'ingiustamente assalito, e a non restar neutrale(46).
Io vorrei ben di cuore per utile, e felicità della spezie umana, e per sradicarne la calamità delle guerre, che sì fatta opinione potesse tanto accreditarsi colla forza delle ragioni, quanto ella è per se stessa sublime, e generosa.
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