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      E certo se ciò potesse avvenire, quel celebrato equilibrio della bilancia dell'Europa tentato invano da' gran politici colle combinazioni, e cogli sforzi delle negoziazioni da due secoli in qua di stabilire, e quel progetto di Pace Universale, dolce delirio d'un anima onesta(47), verrebbe tosto prodotto dalla sola, virtuosa, e perfetta amicizia tra' Sovrani.
      Ma io mi veggo forzato a confessare, che non mi sembra sostenibile in tutti i casi, qualora non si voglian gratuitamente confondere i costanti, e precisi doveri della giustizia, cogli impulsi della beneficenza, e i limitati obblighi della bontà del cuore, co' magnanimi trasporti dell'eroismo.
      E per spiegarmi più chiaramente comincerò dall'avvertire, che abusò grandemente Cicerone (come se ne abusa da infiniti scrittori in ogni passo) delle voci giusto, ed ingiusto applicandole a chi ricusa di soccorrer il compagno, e l'amico(48). La giustizia sta nel non togliere, nè negare ad altri ciò, che loro si appartiene, (che è la forza delle parole alterum non lædere, jus suum cuique tribuere) ma il dare il proprio ad altri, il prestar l'opera propria non mai precedentemente promessa, appartiene alla beneficenza, e non mai si ha dritto di richiederla per giustizia. Questa è la sostanzial differenza tral Principe alleato e l'amico. Dall'alleato per giustizia si richieggono i soccorsi stipulati, e convenuti; dall'amico s'implorano per quel sentimento di umanità, che si spera trovar in lui. Sicchè non può mai dirsi d'esser ingiusto chiunque ricusa prestar il soccorso, e l'opera sua, ma solo può darsegli talvolta il nome di spietato, ed inumano.


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527

   





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