Quel Principe, che in questo caso lo negasse mancherebbe al più bello de' doveri umani: giacchè la sola giustizia non fa altro, che render l'uomo quale dev'esser l'uomo; la beneficenza l'innalza, lo fa più simile, e lo accosta quasi alla Divinità(57).
Ma gradatamente, se queste circostanze o non tutte, o non in così alto grado s'incontrino, cesserà d'esser forzoso il dovere di entrar in guerra, ma sarà pure or gratitudine, or magnanimità, or in fine eroismo il determinarvisi.
Siegue indi quel punto in cui potrebbe la determinazione di muoversi a guerreggiare esser mista di lode, e di biasimo, e chiamarsi una bontà di cuore non esente dall'imprudenza, e dalla leggerezza. E finalmente potrebbe esser in tutto biasimevole se fosse mossa da una inconsiderata brama di gloria, e prurito di mostrarsi più potente, e più generoso di quel, che ai consigli d'una saggia politica non si conviene.
Ecco la generale teoria, che comprende tutti i casi possibili della questione sul potersi o nò restare nella neutralità(58). L'applicarla dipende dall'esame delle circostanze di qualunque caso. Da essa si fa manifesto, che solo in pochissimi casi sia forzoso dovere il non restar neutrale; ma che in moltissimi o si possa, o anche si debba esserlo(59).
Ognuno si sarà avvisto, che io non ho ragionato delle considerazioni politiche, per le quali convien talvolta ad un Principe unirsi con altri a guerreggiare, or per impedire il soverchio ingrandimento dell'aggressore, ora per non lasciare, che si aprano nuove vie al commercio, onde venisse danno a quello de' proprj sudditi, ed or per altri riguardi.
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