Di queste considerazioni io ragionerò nel libro II., giacchè consagro questo a trattar unicamente de' doveri del giusto, destinando quello a parlar de' consigli dell'interesse.
CAPO IV.
Se l'esser un Principe restato nello stato di neutralità possa in qualche caso dar giusto motivo di guerra contro di lui: e di altre questioni ottenenti allo stesso soggetto.
Sembrerà a molti superflua, dopo aver io(60) palesata la mia opinione di potersi incontrar circostanze, nelle quali l'obbligo di soccorrere un Principe amico, quantunque niun legame di stipulata alleanza vi sia con esso, giunga al grado di forzoso e indispensabile, l'aggiunzione di questo capitolo, tantoppiù, che già(61) ho combattuta la contraria opinione del Grozio. Pure io non ho creduto potermene dispensare, così, perchè l'autorità di questo celebre scrittore potrà far peso a moltissimi, come perchè parmi in tanto grave materia conveniente l'indicare con maggior precisione quali siano que' casi, ne' quali io penso potersi riguardar come degno d'inimicizia quel Principe amico, che ha negato i suoi soccorsi, Infine merita d'esser riportata, ed esaminata da me l'opinione di Cristiano Volfio sulla presente questione, seppure tra quelle sue tutte oscure, ed indigeste, e spesso contradittorie, e mal concepite dottrine, sarò capace d'indovinarla, e discernerla.
Ugon Grozio credè poter decidere rotondamente, che sia ingiusta qualunque guerra intrapresa per il rifiuto avuto di que' doveri, quale è la liberalità, la gratitudine, la compassione, la carità, che sono virtù diverse dalla giustizia; ed aggiunse in conferma de' suoi detti, che ingiusta fu la guerra fatta da' Romani a un Re di Cipro, sotto pretesto, che fusse reo d'ingratitudine verso il Popolo Romano.
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