Io non avrò perciò molto in che spaziarmi sù questa materia de' trattati conclusi da un Principe neutrale con ambedue i guerreggianti, bastandomi il ristringere il discorso a dire, che quali si siano i patti convenuti, si deve sempre esattamente stare all'osservanza delle promesse. L'arte della negoziazione, e la lodevole destrezza de' ministri, e degli ambasciatori addita i modi, onde diffondergli con chiarezza, e per quanto è virtuosamente possibile, rendergli utili, e vantaggiosi al proprio Sovrano. La virtù, e la vera politica, che sono una stessa cosa, insegna poi, che senza cavillazioni, senza sutterfugj, lungi da ogni mala fede, fraude, o doppiezza di parole, abbiansi ad osservare. Lascisi alla schiuma, ed alla plebaglia de' moderni casuisti la vile profanazione procurata or col paralogismo, ed or col probabilismo delle regole de' doveri; profanazione, che fino ai più virtuosi del paganesimo avrebbe fatto orrore. I Sovrani nati per essere l'esempio de' popoli, e la meno informe imagine sulla terra della Divinità, debbon gloriarsi d'una purissima morale.
Ora mi conviene avvertire, che siccome da' soli patti de' trattati si regolano i confini degli obblighi del Principe neutrale quando ei gli abbia stipulati con ambedue i combattenti; così se avvenisse, che con un solo abbia contratto, quell'altro combattente, che non contrasse, non vi rimane obbligato, essendo cosa tra altri fatta(80), se non se in quanto siansi nel trattato convenuti articoli a lui non nocivi, e molta più vi sarebbe obbligato se gli fossero utili, e vantaggiosi; nel qual caso, quantunque non avesse avuto parte, e neppur intelligenza del trattato, dovrebbe averlo per valevole, e rato(81). Che se la cosa fosse altrimenti è manifesto, che niente può mai obbligarlo a rispettar sì fatto trattato.
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