Anzi aggiungerò, che se quel Principe neutrale spontaneamente avesse convenuti articoli, e condizioni utili soltanto al di lui nemico, e per lui nocevoli, ha con quest'atto solo cessato d'esser imparziale, e neutrale, e può già con inimico animo cominciarsi a riguardare.
Conviene adunque al Principe neutrale, che con un solo de' guerreggianti fa trattato di neutralità, astenersi religiosamente dall'inserirvi alcun patto, che possa nuocere, e dar giusta causa di dispiacere all'altro. Dissi giusto dispiacere, perchè dagli ingiusti desiderj ispirati dal solo proprio interesse, sebbene spesse volte sia nata guerra, non è mai nato, nè può nascer dritto, nè giusta ragion di lagnanza, e di sdegno.
Passo a ragionar ora su' trattati diseguali, e a ripigliare il discorso cominciato nel capo precedente sulla giustizia di essi. Indubitatamente posson esser giusti que', che son frutti d'una giusta, e fortunata guerra. Ma se possan esser giusti senza precedente guerra, è ardua, e difficile quistione. A molti scrittori di Politica è parso chiaro, che se un Sovrano mosso da giuste cause a guerreggiare scorgesse esservi un Principe, il quale o per stretti legami di parentela, o per forza d'antiche convenzioni, e congiunzioni politiche, o per l'uniformità del culto religioso, o per correlazioni di commercio, o in fine per gelosa prossimità di dominj, dasse a lui ben fondato timore di potersi col tempo determinare ad unirsi col suo nemico, abbia questo Sovrano in tali casi dritto di astringerlo a prometter con sollenne trattato di dover restar neutrale finchè duri la guerra.
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