Ciò sicuramente deriva dalla diversa educazione oggi data ai Sovrani. Allevati in una maniera assai più naturale, e più rassomigliante a' costumj de' privati, si rendono gli animi loro molto più sensibili agli impulsi del cuore. Quindi potrebbe taluno pensare, che se negli antichi tempi non eravi legale presunzione, che non potesse un Sovrano restar neutrale alla vista d'una guerra mossa al suo fratello, in oggi per la maggior cordialità tra loro sia da supporsi. Ma ciò non è, a creder, mio, vero, perciocchè quella stessa migliore, e più saggia educazione, che ora ricevono imprime più fortemente in essi le massime de' loro doveri. Perciò conoscendo meglio il pregio della pace, ed occupandosi assai più, che prima non fecero della sola felicità de' popoli, ai quali son destinati a comandare, si ritengono dall'impegnarsi leggiermente in quelle guerre, che il solo stimolo della fraterna affezione, e non il bene del loro Stato gl'inciterebbe a fare. Così quell'indifferenza, che un tempo era effetto d'occulta gelosia, e di maligna compiacenza, può oggi esser effetto della saviezza, e della virtù.
Or la ragione di non voler lasciar godere lo stato della neutralità ad un Sovrano fratello d'un guerreggiante altra non può mai essere, che la legale presunzione d'una impossibile imparzialità. La presunzione legale ha da aver per base un costante, o almeno frequentissimo esempio di ciò, che suole avvenire(104). Avendo io dunque detto, che nè l'antica storia, nè gli avvenimenti dell'età nostra ci somministrano frequenti esempj di fratelli di Sovrani, che non abbian potuto trattenersi dal prender parte nella guerra mossa a talun di loro, concluderò francamente, che legale presunzione non vi sia bastante a legitimare per il solo fondamento della stretta parentela le ostilità, o il rifiuto di lasciar nella neutralità il fratello del guerreggiante.
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