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      Che se mi sarà accordato quel, che ivi ho detto, sarà anche dimostrato, che molto meno si potrà aver tal dritto quando appartengono a due persone distinte, per quanto care e teneramente amiche si vogliano supporre; niuno potendo mai amar altri tanto svisceratamente, quanto ciascuno ama se stesso.
      Ma quando si suppone un figlio di Sovrano asceso ad un Principato per sua natura ereditario vivente ancora il padre, è manifesto, ciò non poter mai per altra via esser avvenuto, che per cessione di dritti, e libera donazione di quello(107). La donazione d'una Sovranità perfetta porta intrinsecamente con se congiunta la piena emancipazione, altrimente (se qualche dritto il padre si riservasse) sarebbe averlo costituito suo Vicario, e non Principe, e diverrebbe caso diverso da quello; di cui io ragiono(108). Supposta l'emancipazione, finisce il gius della paterna potestà. Cessa adunque il sentimento dell'autorità. Intanto la richiesta, che il Sovrano padre fa, o il desiderio, che palesa all'inimico del suo figlio di voler restar neutrale, allontana ogni credenza, ed ogni legale presunzione, che possa pensar a muoversi per ajutarlo. Sicchè quando nè si scorge desio di protezione, nè uso d'autorità, spariscono que' segni del paterno amore, che soli potevano dar giusto motivo alla comunione delle offese; nè parmi, che rimanga ragione da ricusare al padre la tranquillità dello stato neutrale. Ho detto abbastanza della neutralità, che voglia godere il padre d'un Sovrano guerreggiante.
      Rivolgo ora il mio discorso al caso d'un figlio, che nella sua Sovranità voglia restar neutrale, mentre il suo padre trovisi impegnato in una guerra.


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527

   





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