Or sul potersi da' tributarj godere la quiete della neutralità potrà in taluno nascer un dubbio, che vengo ad esporre, e poi a dileguare. Diranno essere assioma tra tutti i giuspublicisti non controvertito, che i neutrali debbano astenersi dal somministrare di più ad un solo de' guerreggianti, che non all'altro(134), e sopratutto diranno, che non debbano dar cosa, che accresca le forze di uno sopra quelle dell'altro: perlocchè argomentando concluderanno, che o il tributario dovrebbe astenersi durante la guerra dal pagare l'usitato suo tributo ad uno de' guerreggianti, o dovrebbe offerir di pagarne altrettanto all'altro, per potersi così dire perfettamente imparziale, e degno di goder la calma della neutralità.
Se questo dubbio si è suscitato nella mente di taluno, e se a qualche scrittore del dritto publico ha dato imbarazzo il risolverlo, egli è provvenuto dalla imperfetta, e viziosa definizione(135) da essi data, dalla neutralità. Ma subito che si tien fermo in mente non esser questa un nuovo stato di cose, ma la permanenza nell'antico, al quale la cominciata guerra non arreca mutazione, svanisce, e si dilegua ogni dubbiezza. Ma di ciò dovrò più a lungo discorrere ove de' fondamentali doveri de' neutrali ragionerò.
Per ora mi basti quì dire, che quando la corrisponsion del tributo era anteriore alla guerra, era nota ai Sovrani tutti, e non alterava l'amicizia con essi, neppur può alterarla accesasi la guerra: nè può dirsi, che il tributario accresca le forze del guerreggiante col tributo a lui pagato, qualor questo era contato già tralle antiche, e certe rendite di quello.
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Sovrani
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