Dico inoltre, che niuna formola di trattato, per quanto ampia, generale, assoluta siasi concepita, può obbligar giammai a prender parte nelle guerre ingiuste. Tutta la mondana gloria delle conquiste, tutto il pregio delle arti belliche, tutta l'ostentazione della più eroica, e rischiosa bravura non han forza di lavar dalla taccia di pirata un ingiusto, ed ultroneo invasore(159).
Dico in fine, che con qualunque formola siasi stipulato il trattato d'un'alleanza, un Principe, che muova guerra ad un altro, non ha dritto di muoverla nel tempo stesso, e senza esitazione all'alleato del suo nemico; ma egli è obbligato a richieder prima a costui, se creda o nò esser nel caso del suo patto, e quindi se intenda perciò congiungersi col suo alleato a far la guerra comune, o discostarsene, e restar tranquillo(160).
La necessità di questo atto preliminare d'intimazione è così chiara, che mi sarei astenuto, e quasicchè vergognato di strugger il tempo a rammentarla, se l'illustre Grozio non si fosse su di essa espresso con una certa oscurità, che eccitò il suo dotto commentatore Errico Coccejo a rimproverarlo come d'un'abbaglio preso(161). Io senza pretendere di scusare in tutto l'oscurità delle espressioni del Grozio, sono però persuaso, che egli non si discostasse dall'opinion generale, cioè che la dichiarazione, e l'intimazione (detta da' latini clarigatio) è sempre necessaria contro chiunque non può esser incolpato d'aver col fatto, e colle prime ostilità rotta la pace. Quando non vi siano offese reali rimangono soltanto i sospetti, ed i timori.
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Principe Grozio Errico Coccejo Grozio
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