Cosa è mai questa prudenza, che antepone i casi della fortuna ai doveri della virtù?(166) Chi ha mai osato sostenere, che i contratti fatti per comune utilità risolvansi subito, che vi sia l'incomodo, o il pericolo d'un solo? Potè mai il Grozio chiamar un bene quel profitto, che costa il sacrifizio della fede, e de' giuramenti(167)?
Io non dirò di più sù questa opinione d'un celebrato Olandese, che trova ancora tanti seguaci in pratica, quanti l'età corrente ce ne mostra, a dito.
Ora tornando al mio proposito, egli è manifesto, che o sia legitima, o abominevole la causa, o la scusa di quel Principe, che ricusa l'esecuzione del suo patto d'alleanza, sempre avrà dritto di pretendere di non esser offeso da quel guerreggiante, che egli non offende: perchè (siccome ho detto) la neutralità si palesa, e si deve giudicarla da' fatti, e non dalle parole, e dalle intenzioni(168). Quel Sovrano suo alleato, verso cui egli non osserva il patto e la promessa, è il solo, che ha dritto d'esaminar la giustizia del rifiuto, e farne lagnanze, o vendetta. Ogni altro Sovrano non può meschiarvisi, essendo un fatto altrui(169), ed un dritto alieno(170) donde non deriva a lui ragione; nè può irritarsi per una promessa d'alleanza data contro lui, quando non abbia poi avuto effetto: anzi deve godere, che al suo nemico manchi lo sperato ajuto d'un alleato.
Finalmente si conta da tutti i giuristi tra' casi, che disciolgono le promesse, quello dell'impotenza assoluta. La sentenza è vera, ma è difettosa assai la maniera d'esprimerla, e può indurre in errore.
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