Da così limpide fonti deriva la dimostrazione, che la definizione da me data della neutralità è la sola, in cui se ne caratterizzi l'essenza. Viziose, e mal espresse erano le date finora, e difettosa anche più è la formola usata per esprimere il primo essenzial dovere de' neutrali dal Grozio, da' Coccej(181), dal Vattel, dall'Ubner, e potrei ben dire da tutti. Non è la perfetta eguaglianza verso ambedue i guerreggianti, che lo caratterizzi; ma egli è il continuare ad esser in quello stesso stato di relazioni morali, in cui era il neutrale verso ciascun de' due prima di accendersi la guerra. Potevano non esser eguali le relazioni morali verso di ciascuno di essi; ma se ambedue si professavano amici di colui, che poi vuol restar neutrale nella guerra, segno era, che niun de' due allora se ne dichiarava offeso, o si doleva di qualche preferenza, che l'altro avesse. Se non se ne doleva innanzi della guerra, non ha dritto di dolersene neppure dopo cominciata: nè il neutrale ha nuova causa, o ragione di mutar lo stato delle sue relazioni.
E per spiegare più chiaramente questa teoria, e mostrar con quanta facilità, ed evidenza risolva tutte le questioni su' doveri de' neutrali vengo a dire, che se una Sovranità fosse tributaria d'un solo de' due guerreggianti, non può l'altro pretendere o che durante la guerra paghi anche a lui altrettanto tributo, o che s'astenga dal pagare l'antico. Non può pretendere la prima condizione, perchè da una guerra, che in nulla riguarda la potenza neutrale, non può ad essa venire un aggravio, ed un peso.
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