Ma non abbraccia questo solo principio tutta l'estensione de' dritti, e de' doveri de' neutrali; perchè una guerra sorta tra due suoi amici suscita, e fa esistere altri doveri derivanti da un principio egualmente naturale, ed insito nell'uomo, e collegato, dirò così, colla stessa nostra organizzazione; principio tutto diverso anzi opposto a quello della natural libertà, e produttore per conseguenza di opposti doveri. È questo, di cui io vengo ora a ragionare, quel senso, quell'istinto di naturale affetto non dirò solo verso la nostra spezie, ma anzi universale verso qualunque oggetto piacevole, a cui per abitudine siasi l'uomo familiarizzato. Poco distante da questo istinto (se pur non è anzi lo stesso) è quello della compassione(187), cioè di quella inesplicabile(188) organizzazione de' nostri nervi tutti, per cui a guisa di tante corde sonore oscillano, e si convellono all'unisono, o per consonanze de' moti de' nervi di altro uomo, e spesso d'altro animale amico; onde ci troviamo commossi senz'altra causa diretta di azione sù di noi or alla letizia, or alla tristezza, or alla quiete, or alla collera, or al coraggio, or alla timidità. Io credo, che ognuno m'intenda, sicchè sia superfluo il dilungarmi.
Passerò dunque ad avvertire, che siccome l'istinto della natural libertà può rassomigliarsi, e riguardarsi come una forza divergente, e centrifuga, che ci distacca, e ci slontana da' nostri simili, e per renderci indipendenti ci dissocia; così per contrario l'istinto dell'amore, e del compatire potria chiamarsi una forza convergente, e centripeta, che ci riaccosta, e ci consocia alla famiglia, alla patria, alla spezie tutta.
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