Ma se si mediterà sulle generali teorie da me di sopra spiegate con accuratezza maggiore della usata da altri finora, si scoprirà subito come tutte si adattano benissimo al caso proposto. Si scorgerà esser lecito al Sovrano continuare a godere, a praticare, a riscuotere sù quello Stato quanto praticava, e riscuoteva prima dell'insorta guerra; perchè chi continua, non accresce; perchè non mutar stato è il solo vero obbligo de' neutrali. Si conoscerà nel tempo stesso non essergli lecito moltiplicando nuove imposizioni trar da quel paese maggiori sussidj per servirsene all'uso della sua guerra; non potervi aumentar il piede delle truppe, e farvi nuove leve, o reclute, nè fortificarne le piazze con nuove opere al di là di quel, ch'esigga la custodia, e la sicurezza di esse; molto meno potrà chiamarne le truppe per farle o servir nelle sue armate, o star di guarnigione alle piazze minacciate di offesa. In fine si vedrà, che non può da quel paese rimasto neutrale far passar viveri alle sue piazze investite, sebben possa trarne per il generale alimento de' popoli abitatori degli altri dominj suoi, ed anche delle armate, qualora non si trovassero già cinte, e bloccate, per così dire, dall'inimico(201). Le sopraddette condizioni son così eque, che l'esiggerle non può incontrar opposizione: ma poichè il Sovrano guerreggiante non solo dà una legale presunzione, ma certezza del suo animo ostile, il richiederne anche più aggravanti, e dure non può tacciarsi subito d'iniquità(202). Tali sarebbero le domande di allontanare, o di diminuir le truppe nel paese, a cui si accorda la neutralità; voler, che in esso non si faccia massa d'armi, non si costruiscano magazzini d'armi, o di viveri, o pur il volerne demolita qualche fortificazione, o infine anche chieder di ritenerne qualche piazza in ostaggio per maggiormente assicurarsi.
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