Ma io penso, che si verrà ad opporre a me medesimo l'aver io stabilito(223), che la morale intiera si riduce sempre a determinar come possasi far il maggior bene a se col minor danno altrui, e per contrario il minor incomodo a se col maggior bene altrui; onde vorranno dedurre, che il transito innocuo essendo un comodo ad altri dato di gran lunga maggiore dell'incomodo proprio, per obbligo di morale non possa negarsi. Alla qual conchiusione io non sarò per oppormi in tutto, non avendo mai disputato, che (poichè la morale abbraccia, e comprende non meno la giustizia, che la beneficenza) sia atto d'equità, e d'umanità in certi casi l'accordarlo. Ma quando se ne vorrà indi concludere, che negando il transito possa chi lo chiede aprirselo colla forza, e siavi giusta causa di far guerra a chi lo nega, mi opporrò certamente a così assurdo, e falso argomentare?
E poichè io ho sempre tra me medesimo dubitato, che il principio di morale di sopra stabilito potesse a molti parer non solo falso, e strano, ma ben anche abominevole, e perverso, come quello, che a prima vista sembra opporsi, e distruggere ogni virtù, mi conviene sull'intelligenza di esso distendermi alquanto, ed ajutare gl'intelletti poco avvezzi a meditar sulle teorie della morale, a formarsene la precisa, e chiara idea.
Sembrerà a taluno, che quella teoria autorizzi il furto, e l'occupazione della roba altrui: perchè supponendo, che un mendico abbia massimo bisogno d'uno scudo, e che ad un ricco sia minimo danno il toglierlo, vorranno concludere, che secondo quel principio possa il povero rapir lo scudo, ed impadronirsene.
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