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      Sia dunque concluso che nè per natural dritto, neppure per equità è, generalmente parlando, dovuto il transito ad una armata, e non sarebbe giusta ragion di guerra il volerselo aprir colla forza. La storia non contraddice ai miei dettj. Non si trova in essa verun esempio di neutrale potente, ed in istato di sostener il suo rifiuto, che abbia mai concesso transito: non si è pensato neppure a domandarglielo. Que' Principi, che senza aver grand'estensione di dominj si sono incontrati ad aver passaggi impossibili a forzare, han cominciato dal collegarsi con uno de' belligeranti ed a buone condizioni han venduto, dirò così, il transito, non l'hanno mai donato. La disgrazia di conceder transito alle armate, e divenir talvolta infelice teatro delle guerre, è toccata sempre a que', che inermi o deboli non potevano sostener colla propria forza l'indubitato dritto, che aveano di rifiutarlo. Ma se la giustizia, o la sola ragion di Stato abbian decisa la quistione me n'appello alla storia, ed al cuor di ciascuno.
      Dopo stabilita la regola generale mi rimane a ricercare se vi sia caso d'eccezione; ed io penso che sì. A ritrovarlo mi servono di felice scorta, e di guida le leggi Romane, giacchè ne' moderni autori nulla forse ritroverei. Furono que' sapienti giureconsulti religiosissimi a rispettar sempre le proprietà private. Pure nel caso d'un servo fugitivo decisero potersi, e doversi entrare nelle case d'ogni persona di qualunque altissimo rango, e meritar gastigo il proprietario se s'opponesse alla ricerca, ed al riacquisto del servo(237). Saggio insegnamento è questo, e fondato sulla più pura morale.


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527

   





Principi Stato Romane