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      Con esso, ci si addita non potersi abusare del dritto di proprietà convertendolo in istrumento d'impunità, e di difesa a favor di chi abbia violati i dritti altrui. Siam dispensati dall'esser utili al nostro vicino, ma non possiamo essergli nocivi(238). Non saremmo più imparziali, ed indifferenti tra due quistionanti, ma collegati, e d'accordo con uno garantendolo a segno di salvarlo.
      Al caso tra' privati del servo fugitivo ricoveratosi nella casa d'un Senatore, si equipara benissimo tra' Sovrani il caso d'un dominio, il quale trovandosi rinchiuso, e cinto tutto dagli Stati d'altro maggior Sovrano(239), abbia scosso il giogo del suo legitimo Signore, o sia caduto in mano d'altri per qualunque maniera. Se il suo antico Sovrano non potesse ripigliarlo altrimente, che colla forza, certamente gli converrebbe colla sua armata per andarvi attraversare il territorio, che lo cinge. Se il Principe di esso ricusasse il transito, eccoci al caso del servo fugitivo messosi in casa d'un potente, da cui si ricusa farvi entrar il padrone, che lo và cercando. Potrebbe mai credersi imparziale, quando toglie ogni modo a chi crede averne il dritto, di riacquistare il suo perduto? Dirò dunque francamente esser questo un caso, in cui chi ricusa il transito(240) manifestandosi alleato, e garante d'una delle parti, cessa d'esser neutrale, e dà giusto motivo di guerra all'altra.
      Non si può però saltar da questo caso all'altro assai diverso quando si chiedesse il transito solo per maggior comodo della guerra, la quale più scomodamente pur si potrebbe fare senza attraversar gli Stati altrui; come sarebbe se si potesse attaccar l'inimico per mare, o per qualche altro suo confine reso naturalmente guardato dall'asprezza de' monti, o dalla larghezza de' fiumi.


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527

   





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