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      Il poter negare il transito è fondato (come io ho di sopra mostrato) sul dritto incontestabile di proprietà, che ciascuna nazione ha sul dominio suo, ed è relativo all'incomodo proprio, che non è obbligata a soffrire, alla pazienza di servitù, che non è tenuta a prestare, e non è già un dovere di benefizio, e d'utile, che ad altri abbia da cagionare. Ciò è verissimo: ma non si può negare, che quel natural dovere d'umanità da cui siam commossi quasi per istinto a frapporci ad attraversare i mali quando vediamo uomini nostri simili accesi d'ira volersene far tra loro, dee farci sentir ribrezzo, e ritenerci dal prestarne ad essi la facilità; e tanto più se questa nostra indolenza, e poca sensibilità de' danni altrui venisse accompagnata dal nostro proprio disagio, o pericolo.
      Egli è tanto certo questo natural sentimento, che io ardisco dire non trovarsi nella storia quasi verun esempio d'essersi visto concedere il transito da un Sovrano potente abbastanza per negarlo, senza essersene tratta una forte presunzione contro la di lui sincera imparzialità. Nè in fatti è credibile, che un Principe avesse potuto accordar cosa di tanto rilievo, e di tanto incomodo suo gratuitamente, e senza aver almeno qualche tacita predilezione verso l'aggressore chiedente il transito. Perciò io penso, che se non è una giusta causa di rottura, e da correr subito a dichiarar la guerra ad un neutrale il vedergli dar il transito liberamente all'inimico, ella è almeno una grave presunzione del suo poco amichevole animo, e d'una poco sicura imparzialità. Che se poi sarà dato il transito da chi mancava di forze per rifiutarlo, ed opporvisi, lungi dal meritare sdegno ecciterà compassione(242).


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527

   





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