Nè tampoco s'offende l'amicizia preferendo l'offerta più vantaggiosa, e (generalmente parlando)(287) sarebbe soverchieria chiedere con minacce ad un Sovrano, che costringa i suoi vassalli a vender al guerreggiante i loro generi al prezzo da fissarsi da costui, e privargli di quel profitto, che le circostanze del bisogno, e della gara tra quelli naturalmente produrranno.
Egli è però vero, nè io ardirei negarlo, che ne' casi d'urgente bisogno d'una nazione, siccome non è rigoroso debito di giustizia, è sempre un atto grande d'umanità non prevalersi del di lei bisogno a tale eccesso da passare a far domande di strabocchevoli prezzi: e laddove si tratti di nazioni potenti, o di truppe e di armate, all'umanità s'unisce la prudenza a consigliare la moderazione. Non è mai saggio consiglio metter a ripentaglio la virtù de' potenti stringendola, per così dire, tral sentimento del bisogno, e il rimorso del dovere come tra l'uscio, e il muro(288). Questi sono i casi adunque, ne' quali può aver luogo ciocchè da' moralisti, e da' giuristi dicesi giusto prezzo delle cose.
E poicchè il discorso mi conduce, e mi forza a venire a ragionare di questa tanto celebrata, e oscuramente trattata espressione, non rincresca se io mi trattengo a sviluppare una volta la vera idea di questo giusto prezzo. Comincerò dal replicare il sempre meritato rimprovero ai moralisti, ed ai legisti dell'impiego fatto a caso, e senza discernimento, ed esattezza delle voci da essi usate, onde hanno impedito alla morale, ed al gius il poter perfezionarsi, e divenire una scienza esatta, e dimostrata quanto la mattematica.
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Sovrano
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