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      Dico perciò, che se un Principe tenesse sguarnita, ed aperta una sua antica fortezza posta naturalmente in sito tanto vantaggioso, che il possesso di essa arrecherebbe comodo sommo a talun de' guerreggianti(318), ha dritto l'altro guerreggiante d'intimargli o a munirla convenientemente, o a diroccarla, e demolirla in tutto: e questo ha luogo anche nel caso, che le armate non fossero entrate sul territorio del neutrale, ma s'incontrassero a campeggiare in quel contorno. Se il neutrale resta indolente e spensierato dopo l'intimazione, e scorso già il competente tempo prefissogli, allora si può occupar quel sito, o quella fortezza, dalla quale potrebbe provvenir danno(319): e se mai fosse così istantaneo, ed improvviso il caso del timore, che mancasse il tempo alla denunziazione, non dubito, che anche si possa occuparlo, giacchè l'urgenza non ammette dilazione(320).
      Non sarebbe però giusto il pretendere che il neutrale per render questo posto sicuro al sommo, e quasi inespugnabile l'avesse forzosamente a munir d'una grossissima guarnigione, ed arricchir di nuove opere, e fortificazioni al di là delle sue forze, e delle misure dell'erario proprio; perciocchè chi fa tanto quanto senza eccesso di sforzo può rispetto al suo amico, non è tenuto ad altro dippiù.
      Che se ciò è vero anche ne' casi, quando le armate nemiche stassero fuori del territorio del neutrale, molto più avrà luogo per quell'armata, a cui egli avrà spontaneamente concesso libero il transito sul territorio suo, e quindi del pari ancora per la contraria; avvegnacchè concesso il transito all'una non può negarsi l'ingresso all'altra senza uscir da' termini dell'imparzialità, e della indifferenza.


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527

   





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