Sarà dunque ed all'una, ed all'altra egualmente permesso entrar ne' luoghi non presidiati dal neutrale, guarnirli di loro truppe, ed artiglierie, alzar trincere intorno al proprio accampamento, prevenir l'occupazione de' passi importanti, de' ponti, delle inforcature de' monti, far nuovi ridotti, abbattute d'alberi, e tutto quanto usano marciando far le truppe sia per fortificare il campo, sia per assicurare i magazzini, ed il bagaglio, sia per non lasciarsi tagliar la ritirata. Sarebbe stravaganza il lagnarsi di ciò, ed un manifestare, che siasi lasciata entrar l'armata amica a solo oggetto di farla cader, per così dire, nella trappola, e nelle insidie tesegli dall'avversario(321).
Ma se da un guerreggiante si pensasse ad erigger fortificazioni permanenti e stabili dirette non ad assicurare soltanto un momentaneo transito; ma a render su quel territorio durevole la guerra, egli è chiaro, che anche accordato il semplice transito, avrebbe il neutrale dritto di vietarle, e di dolersene, non potendosi presumer obbligato alla sofferenza di tanto ulterior incomodo, e danno.
Or si domanderà a me, che nel Capo VII, ho mostrato non esservi natural dritto di far passar le armate su' territorj d'altro popolo, quali teorie io stabilisca nel caso, che queste armate (come quasi sempre accade) s'abbiano aperto il passo per forza. Risponderò brevemente, ed in un tratto a qualunque quistione sù ciò mi si potesse fare, che in his quæ contra rationem juris constituta sunt non possumus sequi regulam juris(322). Quanto minori strazj, quanto minor guasto faranno di quell'infelice, ed impotente popolo i guerreggianti, tanto renderanno minore la prima ingiuria, e la violazione della proprietà territoriale; e sarà gloria de' condottieri non inferiore a quella di qualunque decantata vittoria l'aver contenuti gli eserciti ad essi confidati in modo da non potersi distinguere se fossero sul territorio del proprio Sovrano, o dell'amico, e se vi fossero entrati col consenso, o contro voglia di lui(323).
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Capo VII Sovrano
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