Ma s'ingannerebbe assai chi ciò pensasse; perciocchè da un vizioso principio, qual è la forza e la paura, non può sorger legittimo dritto, e quando per errore, e poi per consuetudine se ne tollerasse la prattica, sempre si potria contrastarla, e ricalcitrarvi ne' casi ove cessasse la ragion di temere(337); come avverebbe se sugli Stati d'un Principe potente s'incontrasse a passare qualche truppa d'un Sovrano men forte.
Conviene adunque cercar d'altronde il principio de' dritti degli eserciti, e delle squadre, e scrutinando si vedrà derivare dalla essenza stessa di essi, ed essere perciò costanti, universali, immutabili(338). Piaccia ai miei lettori riflettere, che l'essenza della disciplina delle milizie non consiste già nella sola perizia e destrezza dell'evoluzioni, nel pronto maneggiar l'armi, girar a destra, ed a sinistra, e nel rapido caricare, e scaricar i fucili, come il volgo crede, ma sta principalmente nella perfetta, e cieca ubbidienza, e nel ben concertato concatenamento delle diverse autorità, e gradi l'uno subordinato all'altro, onde di più migliaja d'uomini si viene a formare un sol ente morale, e quasicchè un uomo solo. Divisa, e smembrata l'autorità, si discioglie la subordinazione, e disfatta questa è distrutto l'esercito; sparisce la truppa, e resta solo una inutile, e disordinata moltitudine di gente destra, e brava quanto si voglia, ma incapace d'eseguir più qualunque impresa. Sta dunque la forza, e l'essenza della disciplina militare in questi due cardini, primo, che di quanto opera, fà, e direi quasi di quanto pensa e rumina un soldato egli ne sia sempre risponsabile al suo superiore; secondo, che non ne sia mai risponsabile altro, che a lui(339). Sarebbe perciò incompatibile l'intrusione d'una estranea Potestà nel governo, e nella disciplina d'una truppa qualunque, perchè i soldati non rendon conto ad altri, che ai loro comandanti, come questi son tenuti a render conto di tutte le operazioni de' loro soldati.
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