E quindi deduco, che lece toglier al nemico ogni modo di resistere, non lece togliergli il modo d'esistere se non in quanto la minaccia della privazion dell'esistenza è assolutamente necessaria a far cessar la resistenza.
Perciò a dritta ragione niun altro veramente può dirsi nemico se non chi offende, o chi resiste, o chi avendo offeso non se ne dichiara pentito, e pronto alla rifazione.
E finalmente io ne deduco ciocchè già ho detto altrove(392), che le legitime ostilità non sono infinite, ed indeterminate, nè lasciate al capriccio, ed alla fierezza dell'aggressore, ancorchè giusto guerreggiante, ma sono anzi confinate, e ristrette tutte ad un problema, che risolva, e determini qual sia il mezzo d'offendere in cui coincidono la massima efficacia, e la minima inumanità(393).
Se sotto la luce di questa speculazione geometrica si fosse meditata la sopraddetta equazion generale di tutti i dritti contro al nemico, si sarebbero subito decise le rinomate questioni, nelle quali i giuspublicisti si sono tanto ravvolti, contradetti, ed impicciati.
Così (per addurne un solo esempio tra tanti) nella strepitosa questione dell'uso di veleni contro al nemico sia avvelenando le armi, o infettando i fonti, questione tanto alla cieca disputata(394), si sarebbe potuto subito rispondere che lice, e non lice usar i veleni; perchè ne sarà permesso l'uso se mai s'incontrasse ad esser questo il men crudele, e unitamente il più forte mezzo da vincere(395); sarà vietato se si scopre un altro mezzo da sottometter l'inimico meno mortifero, ed egualmente efficace.
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