Pare, che non credano potersi incontrar in natura due enti, i perfetti e pieni dritti de' quali contrastino tra loro. Caduti in questo errore certamente era impossibile a rintracciar maippiù la via d'uscir dal labirinto. Io l'additerò replicando ciocchè ho detto diggià altrove(403), che un popolo indipendente, e sciolto da vincoli convenzionali se avrà pieno e perfetto dritto ad usar qualche atto, non lo perde a rigor di giustizia per riguardo all'incomodo o danno, che altri, ne soffra; e per l'opposto se avrà dritto a vietar alcuna cosa, rimane nel rigoroso dritto di poterla impedire senza doversi arrestare a riguardare i dritti altrui.
Questo è per rigorosa giustizia nello stato di natura semplice. Ma sonovi altre virtù non men care all'uom ragionevole e culto; nè de' doveri ispirati da esse ci conviene spogliarci nello stato di natura civilizata. Evvi l'equità, evvi l'amicizia, la deferenza, la mansuetudine, l'umanità(404).
Degli obblighi di queste altre più belle, e più sociali virtù, è facile stabilir la teoria generale, riducendosi a questa sola, che quando il dritto perfetto d'un popolo urta in quello d'un altro, sarà ragionevole, equo, umano, che ceda, e vi rinunzj quegli, che dal rinunziarvi risente minor danno(405). Che se il danno, e l'incomodo è eguale in ambedue, nè la giustizia, nè l'equità obligano alla cessione; e se mancando ogni via d'amichevole composizione s'accendesse per ciò guerra tra loro, sarebbe non solo egualmente giusta, ma egualmente bilanciata, ed indecisa anche ne' principj d'equità, e di moderazione(406).
| |
|