Meditandosi sulle sopraddette verità si scopre perchè siavi differenza tra quel neutrale, che conduce viveri, alla città assediata, e quegli, che solamente gli porta alla nazione d'uno de' guerreggianti. Per rigoroso dritto gli è egualmente lecita l'una cosa, e l'altra: ma nel primo caso il comodo, ch'ei ritrae con quel commercio è tanto minore dell'incomodo causato all'assediante impedendogli di ridurre per fame la città sua nemica alla resa, che vi sarebbe somma iniquità a non volervi rinunciare ed astenersene(407); e sarebbe tale da meritar, che l'assediante vi si opponesse colla forza. Nè, a vero dire, anderebbe esente dalla macchia di parzialità quantunque s'affettasse l'indifferenza di mostrarsi pronto a fornir vettovaglie così al campo assediante, come alla fortezza investita, perciocchè è infinitamente diverso il grado del bisogno tra' due luoghi.
Per contrario nel secondo caso l'incomodo sofferto da un popolo neutrale a restar privo, ed interdetto dal commerciare con una intera nazione durante tutto il corso della guerra è (generalmente parlando) tanto maggiore del vantaggio, che l'inimico di quella può attendere dal recar a lei anche questa spezie d'ostilità, che sicuramente al guerreggiante tocca questa volta a cedere al suo gius, e trattenersene, e non già al neutrale. Ed anche questo è un dovere non di rigorosa giustizia, ma d'equità, e di riguardo verso l'amico innocente, ed imparziale, a cui non vi è ragion valevole di causar tanto danno. Nè sarebbe irregolare, che a ripulsarlo adoperasse il neutrale anche la forza, e le armi.
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