Nella ragionevolezza di questa naturale difesa del proprio ben essere, e comodo, non minore della conservazione di qualunque perfetto dritto, stà appoggiata la giustizia della determinazione a formar quell'alleanza, che oggi ha assunto il nome di neutralità armata. I legitimi termini di essa (su' quali imploro dal cielo luce all'Europa, affinchè una saggia, e magnanima risoluzione non si converta in alimento di nuove stizze, e di guerra) sono adunque, che i neutrali bilanciando il vantaggio del proprio commercio coll'imbarazzo, e l'impedimento alle operazioni guerriere, che potrebbero causare ai guerreggianti, sostengano solo quella libertà, che ad essi produce grande utile, e poco nuoce alle imprese militari de' combattenti, s'astengano, per contrario dal commercio o de' generi, o co' luoghi, co' quali, e ne' quali un piccolo loro profitto distruggerebbe, e ruinerebbe le operazioni delle armate di quelli. Così regolandosi eviteranno di ridurre i combattenti alla necessità forzosa d'opporsi; eviteranno il rimprovero d'una parzialità occulta ammantata sotto il trasparente velo della indifferente amicizia, e soprattutto eviteranno la taccia, ed il sospetto d'un interno godimento a veder prolungarsi la guerra, struggersi le due nazioni combattenti, devastarsene i campi, saccheggiarsene le città, spopolarsene le abitazioni, illanguidirsene il commercio, e che per questo occulto, e abominevol fine si mostrino sollecite, e spassionate a fornir a vicenda soccorsi d'ogni spezie or all'uno, or all'altro.
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Europa
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