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      A voler esser breve certamente non vi sarebbe miglior via quanto quella di trapassare in tutto gl'insegnamenti altrui, e restringermi solo ad esporre le mie opinioni; ma io nol posso intieramente fare dopocchè veggo generale negli autori, ed universalmente abbracciata quella maniera di trattare il presente soggetto, da cui appunto a me sembra, che derivino le dispute, e l'oscurità.
      Dal Grozio(420) in poi tutti concordemente usano distinguere tre classi di merci, cioè quelle, che non servono altro, che per la guerra, come sono le armi: quelle, che non sono di verun uso nella guerra, quali sono le merci destinate a' piaceri della vita: e finalmente quelle, che servono nella guerra, e fuori della guerra, come i denari, i viveri, i vascelli, e il corredo de' medesimi.
      L'idea di tal distinzione parmi, che si attribuisca, al vecchio Seneca, giacchè io veggo un luogo del medesimo aver dato tanto nel genio a' moderni giuspublicisti, che tutti l'un dopo l'altro si son fatti pregio di citarlo, quantunque non abbia la minima connessione colla materia(421). Ma siasene chi si voglia l'autore, veggiamo cosa essi ne traggano. Dicono, che le merci della prima classe non si possano fornire a' guerreggianti, e che quelle della seconda si possano benissimo, nel che non ci è voluto grande acume, e perspicacia d'ingegno ad imaginarlo; ma di quelle della terza classe, cioè delle ambigue, che in sostanza sono quasi tutte le cose comerciabili chè cosa decidono? Il Grozio vi s'intriga: vuole, che si possano trattenere nel caso solo di necessità pagandone il prezzo(422). Ma questo nulla ha chè fare colla quistione, nè colla qualità delle merci, poichè se fusse vero (come non lo è) che la necessità dasse alcun dritto, darebbe anche quello di arrestare le merci di pieno, ed assoluto lusso, se la bizzarria del caso ne portasse la necessità, o il bisogno.


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527

   





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