Ma non è così. Il Sovrano concedente gli uomini prende conoscenza è vero del contratto, ma solo per saperne, e garantirne in certo modo le condizioni, e far salvo l'interesse de' suoi. Ma non è egli, che fa le leve, non impone condizioni, non ordina che si abbia a marciare, nulla comanda, in niente impegna la Sovrana autorità. Chi passa al nuovo servizio ci và volontariamente, si spatria con que' patti, che meglio gli convengano, per quanto tempo di comun consenso si stabilisce, e dopo concluso l'accordo diviene così buono, e fedel suddito e soldato del Principe, con cui si è ingaggiato, come se fosse nato, e vivuto sempre tra' sudditi di lui. Anzi non ne conosce altri, ed è illimitata la sua ubbidienza, come è celebre, e non mai macchiata la fedeltà di coteste genti(434).
Questo è il vero aspetto, in cui convien riguardare somiglianti Trattati, e da esso si fa manifesto, che gli uomini assoldati sono sempre controbando di guerra; ma non manca alla neutralità quel Sovrano, che lascia la libertà dell'ingaggiarsi ai sudditi suoi se ciò è solito nella sua nazione; se anche in tempo di pace l'ha usato; se tale è la costituzion fisica, e politica di essa; se infine usa indifferenza, ed imparzialità non negando all'un guerreggiante ciò, che all'altro concede. Che se non avesse mai un Sovrano usato concedere ai sudditi suoi il passar a servir da soldati, o da marinaj altre Potenze, io dubiterei molto di decidere, che lo potesse per la prima volta fare durante una guerra tra due amici suoi.
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