Egli parla di vendite, e trova gran differenza tral venderle sul proprio territorio, ed il recarle a vendere sul territorio del compratore. Io non ve ne ravviso nessuna quanto alla sustanza dell'atto(446); perciocchè l'ajuto, il beneficio, la provvision nel bisogno già s'ottiene dalla compiacenza di chi vende in qualunque luogo venda; l'incaricarsi della fatica, e del rischio del trasporto è una compiacenza di più, che s'aggiunge alla prima, e non muta la sostanza di quella.
Come dunque, mi si richiederà, un così perspicace ingegno, un così esatto ragionatore ha potuto abbagliare? Eccolo. Nel primo, e nudo atto della vendita non si discuopre chi sia il vero compratore. Troppo facil cosa è il nasconderlo, e diviene umanamente impossibile il discoprirlo se preme celarlo(447). Perciò ingiustamente si dolerebbe un Sovrano della neutralità violata da chi ignora a chi abbia venduto, e ben potrebbe con verisimiglianza sostenere d'aver creduto venderle a quello stesso Principe, che se ne duole. Ma subito si palesa il vero compratore nell'atto della spedizion della merce, e nel veder la via ove s'indirizza. Perciò ravvisava il Lampredi tral vendere, ed il condurre una certa differenza non provveniente da essenziale diversità nel contratto, ma solo dal non poter chi trasporta scusarsi, ed allegar ignoranza dell'aver fornito ad un guerreggiante controbandi di guerra.
Ciò è così vero, che quando per particolari circostanze avvenisse sapersi con certezza il commettente, invano si allegherebbe il non essersi i neutrali ingeriti nella conduttura.
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Sovrano Principe Lampredi
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