In tanta varietà di servizj, che trae l'uomo dal ferro quasi nasce a prima vista dubbio s'egli abbia maggior uso in guerra, che in pace. Ma un calcolo, più accuratamente fatto dimostrerà sempre esser di gran lunga maggiore il consumo di esso in tutte le arti, i bisogni, i comodi della vita, che non ne fa la sola guerra anche tralle nazioni le più bellicose, ed inquiete. Perciò io non dubbito d'opinare non doversi contare tra' controbandi di guerra il ferro non lavorato, ma che è ancora o in barre, o in miniera. Concorda a questa mia opinione l'uniformità di tutti i Trattati stipulati tralle nazioni Europee da due secoli in quà. In tutti, niuno eccettuatone, o non si è spezialmente nominato, e tacendolo deve interpretarsi il silenzio come permissione(457), o se si è nominato lo è stato per escluderlo rotondamente da' controbandi(458). Tanto consenso di nazioni nell'affare più serio, ch'esse abbiano, quali sono i pubblici Trattati, e che da' loro più prudenti ministri fanno lungamente meditare, e squittinare, fa a me maggior peso delle opinioni di qualche privato scrittore.
Mi si oppone l'autorità delle leggi Romane, che vietarono il trasporto del ferro ai Barbari(459). Infelice, e meschino preservativo, a dispetto del quale da' Barbari, e col ferro fu l'Impero invaso, e messo in brani.
Mi si oppone una folla di moralisti di varj Ordini religiosi, i quali commentando la Bulla famosa in Cœna Domini, ove si fulmina la scommunica a chi Cristiano trasporta armi ai Musulmani, o ad altri infedeli, dicono cader la scommunica non solo sù chi dà loro armi lavorate, ma del pari sù chiunque trasportasse ferro in barre, e finanche la sola miniera di esso(460). Mi brigherò io di tanta gente?
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