Languiscono i mercati di quello, se ne impoveriscono i negozianti, manca la materia alle permute, ed al giro universale del traffico, e se il commercio fosse di generi di prima necessità si produrrebbe anche la carestia, la desolazione, lo spatriamento. Ecco gravissime offese all'amicizia provvenienti da una stipulazione, nella quale a prima vista non si ravvisava interesse altrui. Se ciò si fosse meditato da' giuspublicisti di sopra nominati, avrebbero scorta la necessità d'esaminare l'intrinseca natura de' doveri umani rispetto al commercio de' controbandi di guerra indipendentemente da ciò, che ne' Trattati si suol stipulare. Anzi avrebbero pur scorto, e confessato doversi dalle generali teorie del dritto giudicare della legitimità, o dell'ingiustizia de' patti.
Dico inoltre esser illegitimo, e contrario ai doveri della neutralità, e dell'amicizia quel patto, mediante il quale si permette potersi confiscare dal guerreggiante le merci, e gli effetti de' suoi nemici ritrovati a bordo delle navi del neutrale(476). In fatti qual maggior torto potrebbe recarsi ai sudditi d'un Sovrano amico, quanto il negar loro la protezione e l'asilo nel proprio territorio? Che, se si vedesse in terra ne' dominj, o ne' porti d'un neutrale venir un de' guerreggianti a depredar le merci de' suoi nemici consenziente, e tacente il signore del luogo, quali alte querele di violata fede non ne farebbe il depredato? Pure questo, che fa orrore a sentirsi sulla terra non ne ha fatto sul mare, quantunque ogni nave in mare aperto e libero sia indubitatamente un pezzo di territorio del Sovrano, di cui è la bandiera.
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