Anzi non ha fatto orrore il vedersi stipular per patto, che le merci dell'amico non siano sicure sulle navi del neutrale, e vi possano esser rapite, e confiscate.
Mi si dirà per scusare l'illegalità della convenzione, che ogni Principe avrebbe dritto di vietar ai suoi sudditi il caricar sulle loro navi merci straniere; che questo si sottintende nella sopraddetta convenzione; che quello straniere, il quale malgrado il divieto sottointeso, si avvale delle navi del neutrale per caricarvi sue merci imputi a se il danno, o il rischio a cui si espone, non essendo il Sovrano della bandiera obbligato a protegger altro, che le merci de' sudditi suoi, e non le altrui. Rispondo a così frivola, e insostenibile scusa, che egualmente s'offende l'amicizia ricusando all'amico l'innocente ingresso nel territorio(477), o ricusando la protezione, dopo aver accordato il ricovero. È barbarie negar l'entrata; è viltà sul proprio territorio non far valere il dritto Sovrano della custodia, e dell'asilo. Sicchè nell'un modo, o nell'altro egualmente si manca al dovere.
La sola ragionevole giustificazione del sopraddetto patto è il dire non doversi i Trattati, in cui si è apposto numerare tra' Trattati eguali(478) ma tragli ineguali(479), cioè tra quegli, a cui il più potente di forze obbliga, ed astringe il più debole a sottoporsi. Quando dunque una Sovranità non avrebbe possanza da far valere la protezione, e l'asilo sotto la propria bandiera alle merci de' non sudditi suoi imbarcate sulle sue navi, è scusata se promette cedere alla forza maggiore, ed il Trattato, che ne stipula lungi dal potersi biasimare serve come di salutare avviso, e prevenzione agli amici suoi per evitare il periglio(480). Non può cotesta Sovranità esser rimproverata di poca, e fredda, o infida amicizia; ma ben meriterebbe d'esserlo quella, a cui non mancassero forze da poter fermamente ricusare di sottoscrivere un turpe abbandono de' suoi dritti, e de' dritti d'ogni amico suo.
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