Di cotesta classe di sudditi io non ragiono adunque, non riguardandogli più come ribelli, se al giudizio de' prudenti non sono più tali(489). Per essi si adatta quanto ho finora discorso de' doveri de' neutrali in mezzo a due legitime Sovranità guerreggianti. Intendo parlar quì solo di coloro, che sono ancora nella classe de' ribelli, essendo incerto e dubioso assai l'esito della loro mossa. Di essi vengo a dire, che a me non pare poter esservi mai obbligo rigoroso di giustizia ne' Sovrani amici, di prender partito ne' casi di sollevazione, nè per il Principe, nè in favor de' sollevati(490). Conosco bene esservi un interesse comune in tutte le Sovranità a sostenersi scambievolmente; ma un consiglio dettato dalla Ragion di Stato, non si dee convertire in obbligo di giustizia. Conosco egualmente, che quando la sollevazione fosse causata da intollerabile tirannia potrebbe la commiserazione muovere ad ajutare gli oppressi. Non biasimerò adunque sempre una siffatta risoluzione, ma la compassione è cosa diversa dalla giustizia. Perlocchè sembrami poter stabilire per teoria fondamentale d'esser libero ai Sovrani non alleati il rimaner neutrali in qualunque caso di guerre intestine de' Principi loro amici, come ho dimostrato di sopra(491) potervi restare in quasi tutti i casi di guerre esterne e d'invasione.
Quando così abbian risoluto, certamente non è più ad essi lecito di rimirare sulla giustizia o sull'ingiustizia, che abbiano le parti contendenti; nè a vista di questa possono usar disegual misura.
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