Ma se l'ottiene non ha più altro da chiedere: e per qualunque rigoroso gastigo esigga, certo non potrà mai nè pretender di confiscar egli il controbando, nè domandare, che si ceda a lui il controbando di guerra. Non può confiscare, perchè questa pena essendo seguela d'un giudizio sarebbe atto di giurisdizione. Non può richiedere al Sovrano del reo di controbando l'abbandonargli la merce arrestata, perchè se ciò gli concedesse il Sovrano neutrale verrebbe ad offendere, ed a mancare all'imparzialità riguardo all'altro guerreggiante, somministrando per questa via munizioni da guerra all'un de' due. Con quanta ragione potrebbe quegli sospettare la simulazione, e l'occulta collusione nascosta sotto cotesti finti rigori di confische?
Aggiunge peso al mio dire il riflettere che ogni Sovrano, il quale si risolva a restar neutrale publica con un Editto questa sua intenzione(510). In esso suole imporre ai sudditi suoi la rigorosa astinenza dal dar soccorsi d'arme ai guerreggianti: minaccia le pene, e i gastighi; e se tra questi vi è la pena della confiscazione, chi potrà contrastarmi, che ad esso Sovrano, e non ad altri s'appartenga il controbando? La trasgressione commessa dal suo suddito ha offeso lui direttamente; alle sue leggi si è contravvenuto. L'insulterebbe, e gli mancherebbe di riguardo quel guerreggiante, che non confidasse sulla giustizia di esso.
E qualor anche non si fusse pubblicato Editto speziale dal neutrale, il solo aver dichiarata la risoluzione di voler restar neutrale comprende in se, e contiene come necessaria conseguenza quegli stessi doveri, che negli Editti più distintamente si sogliono enumerare.
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