Sono io così convinto dell'evidenza delle cose sopraddette, che non credo potermisi replicar altro, se non che sia vero quanto io dico rispetto ai Sovrani sinceramente neutrali; ma che essendo il più delle volte mascherata la neutralità sotto le apparenze della quiete, mentre si nutrisce nel cuore passione, e deferenza per una delle due parti, non meriti un finto neutrale la confidanza d'esser lasciato per giudice di quel privato, che ha commesso atto offensivo degli interessi d'altro Sovrano, il quale tenendolo già nelle sue forze è in istato di punirlo, e di trarne vendetta senza aspettarla da mano d'altri.
Per rispondere a tal discorso mi basta il protestarmi, e dichiarare di non aver io in tutta la presente opera pensato mai a ragionar d'altri, fuorchè de' sinceri, e virtuosi neutrali: la qual mia intenzione è stata così palese, che ho potuto dispensarmi dal farne espressa dichiarazione. Ma de' finti neutrali qual discorso mai avrei potuto tessere, quali doveri indicarne, quali teorie di dritto stabilire? Sono costoro non più amici del guerreggiante, ma nemici dissimulati, e sofferti da lui per effetto di politici riguardi. Tali essendo, quando un guerreggiante non rispetti gelosamente qualche lor dritto, non è più questa una violazione del gius d'un amico, ma una spezie di ripresaglia, una ostilità ben meritata dopo l'infida, e sospettosa condotta di quelli. Soffranla essi pure con pace quando se l'abbian meritata: ma chiunque vorrà poi convertir l'eccezione in regola generale; chi vorrà presumer la cattiva intenzione senza averne pruove; chi vorrà trattar ogni neutrale come un supposto occulto inimico turberà tutto il sistema della morale, e del dritto universale; farà regnar la prepotenza sulle ruine della virtù, e sul confuso caos d'una perpetua diffidenza, ed animosità.
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