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      Forse non mancherebbe Sovrano, che dallo sdegno passando alle minacce intimerebbe la forca al progettante di così vile, e vergognoso atto. Certamente poi l'Europa tutta applaudirebbe se vedesse un Sovrano difendersi dagli assassinj di siffatta gente (qualora a qualche Principe non facesse orrore lo spedirla) trattandogli non da veri soldati colle prerogative e i riguardi di buona guerra, ma gastigandogli cogli ultimi supplizj. Tali, come ognun sà, sono i costumi attuali delle guerre terrestri.
      E pure in questo stesso secolo, in mezzo a tanta luce di filosofia e di ragione, le Potenze marittime le meglio armate, e munite di stupende flotte, non han trascurato mai in ogni dichiarazion di rottura di pace di pubblicar Editti, ne' quali non solo promettevano il benigno permesso a tutti i loro sudditi di corseggiare, ma gl'invitavano, e gli solleticavano con offerte d'ajuto ad armarsi, e correr sopra(563) a predare tutte le innocenti, e pacifiche navi mercantili della nazion nemica, impadronirsene, e far prigionieri di guerra gli sventurati mercanti e marinaj, quantunque non avessero combattuto, nè fatta resistenza, ma fossero subito venuti alla chiamata, e prestata ubbidienza(564). Che se ciò si usasse tra nazioni, le quali non avessero altra via da usar rappresaglie ed ostilità tra loro, potrebbe in qualche modo scusarsi; ma noi lo vediamo usare da nazioni potentissime, le flotte delle quali sono bastanti sole a compiere ogni più ardua e decisiva impresa.
      Queste considerazioni mi muovono a profferire risolutamente, che se mai nello stato di natura bruta ed isolata(565) non si disdiceva agli uomini ancor selvaggi la pirateria quando tutta la forza delle nazioni altra non era, che la volenterosa esibizione d'ogni cittadino a guerreggiare; certamente nello stato attuale delle nazioni civilizzate, armate di forza pubblica stipendiata, commercianti, collegate o piene di relazioni politiche verso le altre, è cosa crudele, inutile, dannosa, e quindi illecita il permettersi ai privati il divenir corsari.


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527

   





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