Che sia crudele lo dimostra la dolorosa sperienza, che si fa da tanti secoli dell'indomabile sfrenatezza degli armatori. In vano vi si sono da poco in quà apposti i freni d'obbligargli a prender dal Sovrano le Patenti per corseggiare chiamate Lettere di Marca, e a dar pleggeria di rifar i danni ingiustamente causati. Fragilissimi ragnateli; giacchè quelle non si negano a nessuno; per questi non si vede mai condannato veruno(566).
Inutili sono oltreacciò cotesti armamenti in corso, poichè per questa via non s'agguerrisce (come molti opinano) la marineria. Gli armatori cercan la preda, e non la pugna. Audaci contro gl'inermi, fuggono al solo aspetto degli armati, e mirando sempre alla spesa occorsa nell'armamento della nave se la conservano scansando d'esporla a qualunque rischio di procelle, e di battaglia. Non coadjuvano mai le imprese militari d'una squadra, da cui non ricevon comando, nè potrebbero, non essendo stipendiati, distogliersi dal loro corso per impiegarsi a qualche importante spedizione, e ad uno stabile acquisto. Finalmente chiunque vi mediterà scoprirà quanto grossolano inganno del volgo sia il credere il corseggiare giovevole o ad impoverir il nemico, o ad arricchir lo Stato. Le piraterie divenendo reciproche tra' due guerreggianti, riescono utili solo a que' popoli inculti e poveri, su' quali nulla si può ritogliere essendo in tutto privi di commercio, e di navi mercantili(567). Per gli altri è eguale la perdita all'acquisto, o è svantaggiosa per chi ha più esteso commercio, e maggior numero, di navi mercantili.
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