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      Rispondo, che quando il danno apparisce chiaro e dimostrato, tutti cotesti argomenti cadono, e divien sempre illegitima ed ingiusta quella ostilità, che non conduce all'oggetto della guerra(570). Non m'imbarazza adunque la folla degli approvatori tenaci dell'uso di corseggiare. Solo una difficoltà grandemente mi turba la mente, e mi scoraggisce, e questa è la necessità, ch'io comprendo esservi di render la pariglia a qualunque Sovrano cominci dall'armar in corso i sudditi suoi. Per verità sarebbe troppo disseguale la pugna tra due Potenze commercianti e ricche, se l'una mettendo fuori un formicajo di suoi armatori si ponesse a predar le navi dell'altra, mentre questa virtuosamente si astiene dal corseggiare. Nè io dubbito punto, che questa necessità sia la sola cagione della durata d'un costume conosciuto inumano, e niente profittevole; perchè s'egli non dà guadagno mantiene almeno l'equilibrio; e sono i Principi quando entrano in guerra così persuasi del volersi dar le licenze di corseggiare dall'avversario, che ognuno procura esser il più sollecito a prevenir l'altro.
      A superar così forte ostacolo sicuramente non basta il persuader la continenza dal corseggiare ad un solo de' combattenti. Converrebbe farla promettere in un tempo medesimo ad amendue: e come ottener ciò nel bollore dell'irritazione? A qual giuramento dell'uno presterà fede l'altro durando la guerra? Il suggerimento dell'Abbate di Mablì non era bastevole ad assicurare il suo virtuoso desio(571). La sorte a me più favorevole mi suggerisce in questo punto il solo pratticabile, ed efficace.


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527

   





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