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      E non gli sarà permesso prevenendo il suo nemico mandare a prenderla, incendiarla, affondarla dentro lo stesso porto neutrale prima, che siavi tutta raccolta ed allestita? Rispondo alla domanda dicendo, che sicuramente il neutrale qualora è consapevole della mira di quella flotta, e non l'abbia frastornata avendo forze da poterlo fare, ha sommamente offeso l'un de' guerreggianti prestando tanta comodità del suo proprio porto all'altro. Mutansi adunque subito i termini della questione, non essendo più vero neutrale il Signore del porto, ma alleato dell'un de' due, e nemico dell'altro. Per conseguenza chi ne riceve offesa avrà dritto d'agir ostilmente. E pure anche in simil caso non si potrebbe cominciar di botto dall'entrar bruscamente nel porto per combattervi la flotta avversaria, ma si dovrebbe sempre far precedere alle ostilità la doglianza col Sovrano di esso sull'averla ricettata, ed aspettarne la risposta, quando l'urgenza del caso non l'impedisse(588).
      L'ultimo caso è quando una nave armata si rifugia venendo inseguita da forza maggiore. Un neutrale accogliendola non eccede i limiti della neutralità. L'asilo non può negarsi a qualunque sventurato: ma per dritto rigoroso, siccome io ho altrove dimostrato(589), dovrebbe obbligar la nave rifugiata a disarmare, e non andar mai più durante quella guerra ad offender colui, dalle cui mani si è sottratta mediante la protezion del neutrale. Tale indubitatamente è il pretto gius: ma la prattica universale è diversa. Si lasciano a lor arbitrio uscir di nuovo le navi armate dal porto neutrale senza esigger da loro veruna promessa, o condizione.


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527

   





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