Ciò è rispetto alle navi mercantili.
Ma che deciderassi delle navi armate? I giuspublicisti vi si sono stranamente intrigati(592), e non me ne stupisco. Soliti a cercar non la chiara luce delle grandi teorie del dritto, ma il fiacco, e ripercosso lume de' fatti storici, delle sentenze d'Euripide, delle dottrine de' Grozj, e de' Coccej, degli ordini dati da' bellicosi e non sempre religiosi Sovrani ai loro ammiragli, e al più al più di qualche Trattato, che neppure han ben distinto se era di equa pace, o d'interessata alleanza, sonosi trovati al fine nell'ambiguità. In fatti la prattica dell'Europa è stata da due secoli in qua assai variante ed incerta su questo punto(593). Trovansi esempj di politici riguardi avuti, e trovansene in contrario di squadre attaccate nelle baje de' neutrali senza, che i Sovrani abbian disapprovato l'atto de' loro ammiragli(594).
Il vero scioglimento del nodo a creder mio si troverà avvertendo, che nel caso di combattimento di due avversarj in coteste acque manca la potentissima considerazione del grave pericolo di danneggiare gli abitatori neutrali, e le navi di molte diverse, ed anche pacifiche nazioni; e mancando questa forte ragione di astenersi dal pugnare, non ne resterebbe altra fuorchè quella dell'asilo territoriale. L'asilo sicuramente non è dovuto a chi persiste nell'intenzione, e nell'animo ostile. Dunque non ha il neutrale ragion d'offendersi d'un combattimento seguito nelle acque de' suoi lidi aperti tra due navigli destinati ambedue alle offese, e non al commercio; come non l'avrebbe in terra per una battaglia data sul suo territorio tra due armate guerreggianti.
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