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      Non fecero esse commercio delle loro naturali produzioni, nè potean farlo non avendo tanta estension di territorio da raccoglierne. Fecero (e me ne sia scusata la bassa espressione) da facchini alle grandi nazioni portando colle lor navi in sù ed in giù le produzioni dell'una all'altra. Il loro rapido arricchimento mosse l'invidia, e l'odio intestino contro di loro; ma l'utilità, che arrecavano alle grandi nazioni facea nasconder la stizza, e ricoprirla d'un affettato riguardo, e d'una propensione a favorirle, la quale per altro il più delle volte era comprata a denaro.
      All'accendersi delle guerre tralle grandi nazioni scoppiava alla fine anche l'odio verso i popoli commercianti, e navigatori, poichè ambedue i contendenti vedendogli ricchi, tranquilli, e contenti nella loro neutralità, gli riguardavano come occulti nemici di ambedue. Poco imbarazzo dava la lor collera; niente temevasi la protezione, che potessero implorare di quella lontana, e addormentata gran Dignità, a cui si attribuiva l'alto dominio dell'Orbe, ed in cui si credevan trasfusi i dritti dell'antico Impero Romano. Ecco per quali vie si giunse a non rispettar più la bandiera, nè il tavolato delle navi de' popoli neutrali, ed amici. Nè con questa violazione si cagionò ad essi insopportabile pena, dapoicchè si ebbe per indubitato, che ai neutrali conduttori delle robe appartenenti ai nemici si dovesse pagar per intiero il nolito, che co' mercanti avean convenuto, come se le avessero disbarcate nel luogo destinato.


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527

   





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